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CARITAS PARROCCHIALE DI AROSIO
Un po' di storia dell'obiezione di coscienza al servizio militare

Una sera d'inverno del 1891, a Mosca, il conte Leone Tolstoj vide una guardia municipale che trattava brutalmente un mendicante. Egli interpellò il funzionario chiedendogli: "Hai mai letto il Vangelo?". Al che il poliziotto rispose: "E tu, non conosci il nostro regolamento?". Tutto il problema dell'obiezione di coscienza e' contenuto, in piccolo, in questo dialogo.
Quando la regola sociale non coincide con la regola morale, si creano le condizioni dell'obiezione di coscienza.

Il contenuto fondamentale dell'obiezione di coscienza e' il rifiuto di una legge, o di un ordine costituito, quando questi vogliono nascondere o far accettare situazioni di violenza, di ingiustizia o di oppressione.
La legge che riconosce per la prima volta in Italia l'obiezione di coscienza al servizio militare (odc) e avvia il servizio civile sostitutivo, e' stata approvata nel dicembre 1972.
Da allora l'odc e' stata però ridotta ad un affare privato tra gli obiettori e il Ministero della Difesa. Prima dell'approvazione di questa legge, quando gli obiettori venivano condannati ed andavano in prigione, ogni obiettore di coscienza richiamava l'attenzione dell'opinione pubblica e imponeva il dibattito sui problemi nuovi che essa richiamava.

Negli anni '70-'71 la spinta antimilitarista sull'opinione pubblica e' stata fortissima, soprattutto per il numero crescente di giovani, laici e cattolici, che rifiutavano di indossare la divisa, subivano il processo nei tribunali militari e venivano condannati e rinchiusi nelle carceri militari di Peschiera, Gaeta, Forte Boccea.

Nel 1972 una notevole pressione dal basso, coordinata dal Movimento Nonviolento e dal Partito Radicale (marce, manifestazioni, sit-in, ma soprattutto un lungo digiuno di 39 giorni di Alberto Gardin e Marco Pannella) costringe finalmente il Parlamento ad affrontare la discussione.
Si arriva cosi' all'approvazione della famosa legge Marcora del dicembre 1972, che e' il primo riconoscimento giuridico dell'obiezione di coscienza in Italia. Il 31 dicembre 1972 tutti gli obiettori ancora in carcere vengono scarcerati. La stampa sottolinea trionfalisticamente la "grande conquista di civiltà". Ma così non era. Il numero di dicembre 1972 di "Azione nonviolenta" titolava "Votata la legge truffa". Quegli stessi obiettori, a cui questa legge apre le porte del carcere, sono i primi a restare insoddisfatti, a denunciarne i limiti, le contraddizioni, il carattere punitivo. Il servizio civile viene inteso come "sostitutivo" del militare, e non "alternativo". Gli obiettori restano militarizzati e sottoposti al regime del Ministero della Difesa, considerati come cittadini di serie B. La legge appena votata stabiliva in modo restrittivo:
1) i tempi entro i quali i giovani potevano dichiararsi obiettori e far domanda di riconoscimento sulla base di motivi religiosi, etici, morali;
2) l'accertamento della sincerità e fondatezza delle motivazioni affidato ad una commissione ministeriale;
3) l'obbligo di svolgere un servizio civile otto mesi più lungo di quello militare.
Nel gennaio 1973 viene costituita la Loc (Lega Obiettori di Coscienza), nella cui Carta programmatica si legge: "Questa legge e' inadeguata, repressiva, discriminatrice, punitiva, ma rappresenta una prima conquista che va utilizzata, violata, superata perché la lotta riprenda più dura, più vasta, meno costosa, e numericamente più consistente".
La Commissione che in base alla legge deve accertare "la validità dei motivi addotti dagli obiettori", riunitasi per la prima volta il 25 gennaio, su 29 domande esaminate ne respinge 9, perché la loro domanda ricalcava un modello in cui si portavano motivazioni esclusivamente politiche.
Agli stessi viene subito consegnata la cartolina precetto con l'invito a presentarsi al Centro addestramento reclute di destinazione. Su questo fronte decisiva e' stata la reazione della Loc che, con iniziative che hanno ampio risalto sulla stampa italiana ed estera, costringe il Ministro della Difesa a ritirare le cartoline precetto agli obiettori non riconosciuti. In dicembre un centinaio di obiettori riconosciuti fino a quel momento ricevono la cartolina precetto con l'ordine di presentarsi presso i Vigili del fuoco per prestare il servizio civile sostitutivo.
Da parte loro 40 obiettori comunicano al Ministro la loro indisponibilità a svolgere il servizio nei pompieri, chiedendo la piena applicazione della legge, che prevede diversi servizi sostitutivi adeguati alle capacità e disponibilità di ciascun obiettore. Di fronte a questa decisa resistenza il Ministro revoca per tutti gli obiettori l'ordine di presentarsi, facendo capire di essere ormai disposto a stipulare le convenzioni come previsto dalla legge.
E' a questo punto che la Loc conquista per tutti gli obiettori il diritto all'autodeterminazione e autogestione del servizio civile. Il Ministero della Difesa cede, lasciando il servizio civile in completa gestione alla Loc, che si impegna a individuare forme di servizio civile adeguate presso enti e organizzazioni disponibili ad accogliere obiettori e a predisporre un programma.
Nei fatti si individuarono e si svilupparono tre filoni di servizio civile:
1) negli enti pubblici dove gli obiettori potevano inserirsi come "operatori sociali";
2) nei sindacati, che offrivano agli obiettori ipotesi di lavoro allettanti;
3) negli enti privati e religiosi operanti nel campo dell'assistenza ai portatori di handicap, agli anziani, ecc.
Per qualificare le prime esperienze di servizio civile, gli obiettori della Loc "inventano" i corsi di formazione. Come il servizio militare "raddrizza la schiena", come diceva un luogo comune, così il servizio civile "raddrizzerà il cervello". Nel periodo di formazione sarà l'obiettore stesso a confrontarsi con idee e proposte, a maturare la scelta di un servizio civile più adatto alle sue capacità e più rispondente alle sue aspirazioni. Il primo corso di formazione, della durata di un mese, si tiene nel 1974 presso la Comunità di Capodarco di Roma. Obiettivo del corso e' individuare un progetto di utilizzazione degli obiettori nel campo dell'assistenza. Tra i temi privilegiati del corso: analisi del potere militare e della sua ideologia, antimilitarismo, nonviolenza, politiche sociali ed economiche, problemi dell'assistenza e metodologie alternative, difesa dell'ambiente, animazione culturale.

Negli anni successivi, fino al 1978, ci furono molti altri corsi, per i quali si riuscì anche ad ottenere il finanziamento da parte del Ministero.

Giunti nei vari enti, gli obiettori cercano di inserirsi secondo le loro aspirazioni e le modalità scaturite dai corsi. Lasciandosi coinvolgere nell'opera di assistenza scoprono una nuova patria da servire. Ma diventava sempre più difficile trovare enti qualificati e in sintonia con lo spirito degli obiettori. Nuovi enti, scavalcando e ignorando l'organizzazione degli obiettori antimilitaristi, presero l'iniziativa di rapporti diretti con il Ministero della Difesa e imposero autoritariamente agli obiettori il lavoro da fare, utilizzandoli anche in sostituzione del personale o in lavori dequalificati di pura manovalanza.

Nel decennio '80-'90 il servizio civile si sviluppa sempre più quantitativamente, ma deperisce qualitativamente. Ogni anno cresce il numero di giovani che sceglie di svolgere il servizio civile, ma calano coloro che sono motivati come obiettori di coscienza al militarismo. Fare il servizio civile diventa un modo per "restare vicino a casa", e via via si perdono per strada le motivazioni profonde dell'obiezione. Anche la Loc perde le caratteristiche di associazione antimilitarista e si trasforma quasi in un sindacato degli obiettori per rivendicazioni corporative.

Nel 1992 una nuova legge, già approvata dai due rami del Parlamento, venne bocciata in dirittura di arrivo dall'allora Presidente della Repubblica Cossiga, molto amico dei militari, che si rifiutò di apporre la sua firma a una legge che riconosceva i diritti degli obiettori. Dovranno passare altri sei anni perché si veda, nel 1998, una vera novità nel campo dell'obiezione di coscienza e del servizio civile. In quella data il Senato italiano approvò in via definitiva il testo della legge di riforma dell'obiezione, che veniva a colmare le lacuna della vecchia legge del 1972.
Dopo 25 anni di lotte c'e' finalmente una "nuova legge" che riconosce l'obiezione di coscienza come "diritto soggettivo". Il tribunale delle coscienze e' abolito e più nessuno potrà valutare le motivazioni addotte dall'obiettore. Viene introdotta la formazione civica e di addestramento generale al servizio civile per gli obiettori e anche per i responsabili. Il servizio viene scorporato dalle competenze del Ministero della Difesa. La legge istituisce ufficialmente anche la sperimentazione di forme nonviolente di soluzione dei conflitti e l'uso degli obiettori in missioni umanitarie in zone di conflitto. La legge e' più avanzata della realtà, che vede ancora nella maggioranza dei casi un servizio civile dequalificato (gli obiettori che fanno le fotocopie, persino bersagli dei comici, come i carabinieri delle barzellette).

Ma lo scenario si modifica ulteriormente e molto velocemente. Il Parlamento decide la "sospensione" della leva obbligatoria a partire dal 31 dicembre 2004.
La legge sull'obiezione di coscienza andrà dunque in soffitta senza neanche essere stata completamente attuata. Ciò non toglie che i motivi fondanti l'obiezione (quelli che facevano dire a Tolstoj rivolto al poliziotto in divisa: "Hai mai letto il Vangelo?") non decadranno, anzi dovranno trovare ancor più forza e sostanza per contrastare il nuove esercito di professionisti che nascerà il primo gennaio 2005.

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